1. |
Dormiveglia
03:20
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Come un fiume carsico:
coricarsi ricordasi l’ansimo
aspettarsi certo sotto il fondo livido
nella veglia crescere,
sciogliendo il battito.
Le mani strette al termine del sogno,
trattiene e tremola nell’anima.
Libera me -
quel tanto che -
scioglie l’ansia alla gola!
Come un fiume carsico:
per scordarsi del finale tragico
fingersi per sbaglio
oltre il punto critico
nella fretta perdersi
il lato comico.
Così m’accorgo ch’è la vita vera -
la vita vera quando non ci sei -
nel sogno che
libera me,
scioglie all’onda la vela.
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2. |
Borgo Panigale
04:07
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Scioglimidime Scioglimidime Scioglimidime
L’ingorgo autostradale a Borgo Panigale
è locale è globale, metafora sociale: qual’è la morale?
Il tempo quanto vale? Il tempo quanto vale?
S’addensa e si disperde, si fissa e si converte e si perde
il senso il sentimento il senso dell’orientamento,
il ritmo - lento elastico che lega il movimento - ;
è il mio momento quando -
se ritardo la partenza sono solo, mi sciolgo di me.
L’ingresso in tangenziale a Borgo Panigale
è fatale, è banale: la pena capitale in forma rateale.
A Borgo Panigale l’affanno individuale
t’ammassa e ti comprende insieme a tanta gente e si sente
lo schianto dell’incanto, un senso di soffocamento,
l’esempio chiaro del dilemma di coordinamento;
è il mio momento quando,
se ritardo la partenza sono solo, mi sciolgo di me.
Quanti quanti: vedi come vanno tutti insieme
lenti lenti - non pensavo vedi quanti sono -
tanti tanti - sono tutti nella stessa bolgia -
tutti tutti Ah!
Scioglimidime Scioglimidime Scioglimidime
Che scena da manuale a Borgo Panigale:
è volgare,infernale: chiasso condominiale, è l’ultimorituale!
Cultura nazionale, immagine frattale:
t’ammassa e ti comprende, t’ammazza e ti difende e
ti stende: distratto nell’attesa il rischio di tamponamento;
stretto al sussulto spastico che strappa il movimento.
E’ il mio momento quando,
se ritardo la partenza sono solo, mi sciolgo di me!
Quanti quanti: vedi come vanno tutti insieme
lenti lenti - non pensavo vedi quanti sono -
tanti tanti - sono tutti nella stessa bolgia -
tutti tutti Ah!
Scioglimidime Scioglimidime Scioglimidime
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3. |
Straniero in Patria
04:22
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Ora che sei lontana che non torni e se torni come torni, come pormi?
Ora che la mia vita è tutta aperta e senza porti e senza fronti e senza sconti.
In oltreoceano navighi e confondi,
in mille-luci-e-parco-giochi-e-voci ti nascondi ti nascondi.
Nascosta tra grattacieli senza tempo come un accidente di natura,
come diceva Claude Levi-Strauss una città che è ormai una geografia non più un’architettura.
Luce luce lontana, luce stanca, luce franta: che luce strana!
Luce dolce luce e allegra dello sguardo tuo, che non lo vedo da una vita o da una settimana!
E canta soffocato il canto mio preso all’oscuro;
e canta soffocato il canto mio preso nel nero:
ah questo esilio dall’amore tuo mi lascia come in patria uno straniero!
Ma te lo dico quanto sei bella, ma tu più bella sarai con me!
Ora che tutto è fermo e tutto è secco e non respiro ed è deserto
e non riposo nella notte e non c’è ombra al sole a picco e non c’è fiato e non c’è mare aperto.
In un momento hai camminato viola a viola e verde vario e riso e fresca e bianca fronte
e adesso sei per me così lontana e pallida e muta e riseccata fonte.
Luce che m’eri accesa, luce contesa, luce festosa, luce contenta:
luce dimenticata accesa e ritrovata intermittente e fulminata e diventata spenta.
Ah che non hai tu vita, sei all’oscuro;
ah che non hai tu vita qui nel nero:
ah quest’esilio dall’amore tuo mi lascia come in patria uno straniero.
Ma te lo dico quanto sei bella, ma tu più bella sarai con me!
Ora che sei tornata e che non torni e capricciosa ed arrabbiata ti carezzo solo nei miei sogni;
e a tratti perdi il miele e lo sguardo ti s’appanna e il movimento si sconnette inerte s’informicola e t’affanna.
Ah stretti all’abbraccio noi quieti all’oscuro,
ah stretti all’abbraccio noi quieti nel nero:
ah quest’esilio dall’abbraccio tuo, mi lascia nel mio corpo come se fossi in patria uno straniero.
Ma te lo dico quanto sei bella, ma tu più bella sarai con me!
E te lo dico quanto sei bella, ma tu più bella sarai con me!
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4. |
Memoria Viva
03:58
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Quasi lavato via
-colato e lucido-
come un trucco di scena;
quasi levato via
- graffiato e livido -
come un trucco di scena,
il ricordo di te:
un’ombra sulla pelle
tutto quel che mostro appena.
E dentro tutto un vuoto desiderio
e niente-niente-niente e disperata pena.
E’ stata colpa mia-
- esterrefatto e statico -
come un vuoto di scena.
E’ stata colpa mia
- e resto ansioso ed avido -
come un vuoto di scena.
Ma non è questa colpa che mi visita,
mi visita e tormenta, non è il torto:
Ma quando sento accanto qui presente adesso
la memoria viva del tuo corpo.
E’ corpo di donna trovata
E’ corpo di donna provata
E’ corpo di gioia sfogata.
E’ corpo che fragile suona di nervi,
che a me s’abbandona
E’ corpo che quieta e perdona.
E’ corpo che danza e m’incanta
che brucia di viva sostanza
è corpo che invoca che canta.
E al corpo dov’era il mio cuore
- di bimbo il confuso dolore -
Dov’era: s’è chiuso all’amore.
Qual è la verita’?
Qual è la verita’?
Qual è il colpo di scena?
Dov’è la carità?
Dov’è la carità?
Dov’è il colpo di scena?
E intanto se mi vedi non mi vivi
non mi usi non mi scusi: come morto.
E se quasi m’illudo tu non senti
niente-niente-niente-niente: come storpio
.
E’ corpo di donna ferita
e bella rabbiosa avvilita
è corpo d’angoscia svelata.
Di bimba confusa e presente
pedante - si uccide e difende -
è corpo che prende e pretende.
E’ corpo che a corpo s’accresce,
a corpo si trova e si perde:
è corpo che a corpo si mesce.
E’ corpo e memoria che spremo,
è corpo e memoria allo stremo,
e dolce che ancora ne tremo.
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5. |
Escidiscena
03:53
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Il cuore oltre l’ostacolo
Dimentica il pericolo perché
Buttando tutto via
Rimane mia
La vita l’incoscienza l’allegria
Lo sai non è un problema
S’escidiscena
Sarai carina, ma anonima
Forse intrigante, ma isterica
Sicuramente neofita
Escidiscena s’escodiscena
Non sei materna, ma tenera
Una bestiola didattica
Una condanna una vittima
Escidiscena s’escodiscena
Il rischio del ridicolo
Ti sembra sono drastico perchè
Vedi che soffro anch’io
Piango un addio
E’ un rito uno scongiuro a modo mio
Sfogarsi questo è il tema
Escidiscena
Spesso distratta, ma tragica
Sei permalosa, ma frivola
A volte ingenua, patetica
Escidiscena s’escodiscena
Sei un’entusiasta, ma timida
Sei maliziosa, ma pavida
Forse devota, ma ipocrita
Escidiscena s’escodiscena
Non basterà un miracolo
Amarti non è pratico perché,
Non sono quel che vuoi
Quello che puoi
Lasciarti sola dentro i fatti tuoi
Risparmiami la pena
Escidiscena
Molto esigente e caotica
Testarda ipercinetica
Ti manca il senso del limite
Escidiscena s’escodiscena
Non sei confusa, ma illogica
Un’insicura canonica
Presa sei persa, ma comica
Escidiscena s’escodiscena
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6. |
La Vela
03:42
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La strada, ma sarà questa la strada?
- strada che si confonde in un deserto d’acqua -
e brucia e fame e sete e non è questa l’acqua,
l’acqua che chiede la mia sete e sazia.
Sei tu che guardo e tu che per portarmi l’acqua
aspetti e guardi, aspetti e tutto ti spaura:
di fare un passo in questa luce scura,
luce che attira l’ombra della tua figura.
Lascia che trovi la vela: la vela mi porterà, da te.
Voce non sento più chiara la voce:
voce ch’è un’eco e si disperde in un deserto d’acqua.
E cado e chiedo e non mi resta tempo e non è questa l’acqua:
l’acqua che chiede la mia sete e sazia.
Bocca secca bocca che si tende
e gambe sfatte in un deserto d’acqua.
Un poco d’acqua e dopo niente, si rimane in pace.
E mentre te ne vai spegni la luce.
Lascia che trovi la vela: vela mi porterà, da te.
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7. |
E La Nave Va
03:33
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Alumalena, Alumalé
Olalacatena, Olalacaté.
Ansima scende dondola
( ...e la nave va...)
Splende via, s’incendia -guardala!-
(...e la nave va...)
Nella distanza vola scivola
scossa: chissà dove va?
La compagnia è laconica
(...e la nave va...)
La folla a spasso comica
(...e la nave va...)
La crisi ormai quasi cronica,
ma non per tutti si sa.
Partire, tornare
Soltanto nessuno se n’accorgerà
ma poi perché ma chi
chi sei per farmi piangere così.
Nella deriva immobile
(...e la nave va..)
S’infrange la prospettiva fragile
(...e la nave va..)
E’ l’ironia fin troppo facile
nell’onda chi ride chissà!
S’accende un cielo porpora
(...e la nave va...)
Adesso la gente mormora
(...e la nave va...)
S’agita urla preme rantola
Com’è che s’esce di qua?
Partire, tornare Soltanto nessuno se n’accorgerà
ma poi perché ma chi
chi sei per farmi piangere così.
Sfoca s’annebbia instabile
(...e la nave va...)
Lontana oramai invisibile
(...e la nave va..)
Persa aldilà dell’udibile
Orache cosa si fa?
Partire, tornare Soltanto nessuno se n’accorgerà
ma poi perché ma chi
chi sei per farmi piangere così.
Alumalena, Alumalé
Olalacatena, Olalacaté.
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8. |
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Oltre il cortile le luci
La ciminiera s’addensa
Oltre la sera
si chiude si quieta si rincasa
L’ansa del fiume che affonda
Oltre la strada sabbiosa
Nella pianura si snoda si piega si riposa
E’ naturale nel canto
Artificiale nel corso
Chiude il discorso è un’eco si smorza s’allontana
E scende e sale la luna
Calacrescerà
Oltrenatura dentro l’anima
Terra detrito dell’onda
Alluvionale dall’onda
L’argine scende nel fondo del fiume si rintana
Santificato nel ritmo
Sedimentato nel corso
Forse un percorso ti chiede ti chiama s’avvicina
La luna gialla di gomma
Oltre la strada sabbiosa
Oltre la sera ti guarda ti sembra sia vicina
E scende e sale la luna
Calacrescerà
Oltrenatura dentro l’anima
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